Opening of the Synod: The Grace of Change

by | 5 October 2023

Sisters and Brothers in Christ,

I’ve always had affinity for the first son in Jesus’ parable of the two sons in Matthew 21. It probably began when I was seven or eight years old when my mother asked me to clean my room. Maybe my room seemed perfectly clean to me already, or I was precocious in beginning my pre-adolescent rebellion, but without doubt, I recall the first time I said, “no, I won’t.”

And then I remember the regret that followed, the sense in my gut that I was wrong. It wasn’t only that I was wrong about the state of my room. I knew in my gut that I had “wronged” my mom. There are just so many ways we can be mistaken, so many ways our views of things, or our ideas, or even our convictions can be incomplete. And sometimes, our considerations about or for others can be so partial and self-referential.

Without saying anything, I made my bed, picked up my dirty clothes from the floor, and put away my toys. And I remember giving my mom a hug, though I don’t know if I had the good sense to say, “I’m sorry.” She seemed to understand the meaning of my gesture, and didn’t want to amplify my already sufficient sense of guilt.

Come Unto Me” by Wayne Pascall

It wouldn’t be the last time, and it isn’t that I don’t occasionally feel a “no, I won’t” well up inside me, even when I know that what I’m being asked could be good for me or for others. It is primal, this resistance, this holding on to the way things are, this desire to defend what we have now and fear to lose. Yet life and love call us forward.

As the Catholic Church enters into this next phase of the Synodal journey, this global inquiry into how we are journeying together, we may enter into this process with the primal impulse to resist, to hold on or take control. Or perhaps we enter into the process wanting to change others to fit our preferences, to manage and conform the Church to our image. But in either case, the invitation of the Synod is to open ourselves to listen to what change God is calling forth from us. We may be asked to change our minds, or to open our hearts, or perhaps even to allow our very perception of reality to be transformed. And as for the first son, the invitation is the same: to embrace the what God is calling us to, rather than go our own way.

Please join us in prayer as we accompany the members of the Synod, and we also open ourselves to the changes God is calling forth for our Church.

With sibling affection,

David and the Discerning Leadership Team

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Apertura del Sínodo: La gracia del cambio

Hermanas y hermanos en Cristo,

Siempre he tenido afinidad con el primer hijo de la parábola de Jesús de los dos hijos en Mateo 21. Probablemente empezó cuando tenía siete u ocho años, cuando mi madre me pidió que limpiara mi habitación. Tal vez mi habitación ya me parecía perfectamente limpia, o fui precoz al comenzar mi rebelión preadolescente, pero sin duda recuerdo la primera vez que dije “no, no lo haré”.

Y luego recuerdo el arrepentimiento que siguió, la sensación en mis entrañas de que me había equivocado. No era sólo que me equivocara sobre el estado de mi habitación. Sabía en mis entrañas que había “hecho mal” a mi madre. Hay tantas maneras de equivocarse, tantas maneras en que nuestra visión de las cosas, nuestras ideas o incluso nuestras convicciones pueden ser incompletas. Y a veces, nuestras consideraciones sobre o para los demás pueden ser tan parciales y autorreferenciales.

Sin decir nada, hice mi cama, recogí mi ropa sucia del suelo y guardé mis juguetes. Y recuerdo que le di un abrazo a mi madre, aunque no sé si tuve el sentido común de decirle: “Lo siento”. Ella pareció entender el significado de mi gesto, y no quiso amplificar mi ya suficiente sentimiento de culpa.


“Venid a mí” de Wayne Pascall

No sería la última vez, y no es que de vez en cuando no sienta brotar dentro de mí un “no, no lo haré”, incluso cuando sé que lo que me piden podría ser bueno para mí o para los demás. Es primario, esta resistencia, este aferrarse a las cosas como son, este deseo de defender lo que tenemos ahora y tememos perder. Sin embargo, la vida y el amor nos llaman a seguir adelante.

A medida que la Iglesia católica entra en la siguiente fase del camino sinodal, esta investigación global sobre cómo estamos caminando juntos, podemos entrar en este proceso con el impulso primario de resistir, aferrarnos o tomar el control. O tal vez entremos en el proceso con el deseo de cambiar a los demás para que se ajusten a nuestras preferencias, de gestionar y conformar la Iglesia a nuestra imagen. Pero en cualquier caso, la invitación del Sínodo es abrirnos a escuchar qué cambio nos pide Dios. Puede que se nos pida que cambiemos de opinión, o que abramos nuestros corazones, o tal vez incluso que permitamos que se transforme nuestra propia percepción de la realidad. Y como para el primer hijo, la invitación es la misma: abrazar aquello a lo que Dios nos llama, en lugar de seguir nuestro propio camino.

Por favor, uníos a nosotros en la oración mientras acompañamos a los miembros del Sínodo, y nos abrimos también a los cambios que Dios está llamando a nuestra Iglesia.

Con afecto fraterno,

David y el Equipo de Discerning Leadership

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Apertura del Sinodo: La grazia del cambiamento

Sorelle e fratelli in Cristo,

Ho sempre avuto un’affinità con il primo figlio nella parabola di Gesù dei due figli in Matteo 21. Probabilmente è iniziata quando avevo sette o otto anni, quando mia madre mi chiese di pulire la mia stanza. Forse la mia stanza mi sembrava già perfettamente pulita, oppure ero precoce nell’iniziare la mia ribellione pre-adolescenziale, ma senza dubbio ricordo la prima volta che ho detto “no, non lo farò”.

E poi ricordo il rimpianto che ne seguì, la sensazione che avevo dentro di me di aver sbagliato. Non era solo perché mi sbagliavo sullo stato della mia stanza. Sapevo nel mio intimo di aver fatto un “torto” a mia madre. Ci sono così tanti modi in cui possiamo sbagliarci, così tanti modi in cui la nostra visione delle cose, le nostre idee o persino le nostre convinzioni possono essere incomplete. E a volte le nostre considerazioni sugli altri o per gli altri possono essere così parziali e autoreferenziali.

Senza dire nulla, ho rifatto il letto, ho raccolto i vestiti sporchi dal pavimento e ho messo via i giocattoli. Ricordo di aver abbracciato mia madre, anche se non so se ho avuto il buon senso di dirle: “Mi dispiace”. Sembrava aver capito il significato del mio gesto e non voleva amplificare il mio già sufficiente senso di colpa.


“Come Unto Me” di Wayne Pascall

Non sarebbe stata l’ultima volta, e non è che di tanto in tanto non senta dentro di me un “no, non lo farò”, anche quando so che quello che mi viene chiesto potrebbe essere positivo per me o per gli altri. È primordiale questa resistenza, questo aggrapparsi al modo in cui le cose sono, questo desiderio di difendere ciò che abbiamo ora e che temiamo di perdere. Eppure la vita e l’amore ci chiamano ad andare avanti.

Mentre la Chiesa cattolica entra in questa prossima fase del viaggio sinodale, questa indagine globale su come stiamo camminando insieme, potremmo entrare in questo processo con l’impulso primordiale di resistere, di aggrapparci o di prendere il controllo. O forse entriamo nel processo volendo cambiare gli altri per adattarli alle nostre preferenze, per gestire e conformare la Chiesa alla nostra immagine. Ma in entrambi i casi, l’invito del Sinodo è quello di aprirci all’ascolto del cambiamento che Dio sta chiamando da noi. Potrebbe esserci chiesto di cambiare la nostra mente, o di aprire il nostro cuore, o forse anche di permettere che la nostra stessa percezione della realtà venga trasformata. E come per il primo figlio, l’invito è lo stesso: abbracciare ciò a cui Dio ci chiama, piuttosto che andare per la nostra strada.

Vi preghiamo di unirvi a noi nella preghiera mentre accompagniamo i membri del Sinodo e ci apriamo anche noi ai cambiamenti che Dio sta chiamando per la nostra Chiesa.

Con affetto fraterno,

David e il team di Discerning Leadership

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Executive Director of the Program for Discerning Leadership

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