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La Quaresima ci invita a ritrovare l’unità

da | 6 Marzo 2025

Vi siete mai chiesti perché lo Spirito Santo avrebbe condotto Gesù direttamente dal suo battesimo nel fiume Giordano nel deserto per essere tentato dal diavolo? Non sembra una cosa molto carina, figuriamoci “santa”, vero? Dopo essere stata fatta cadere dal suo carro nel fango, Santa Teresa d’Avila una volta avrebbe detto ad alta voce a Dio: “Se questo è il modo in cui tratti i tuoi amici, non c’è da stupirsi che tu ne abbia così pochi!” Perché Dio permette che Gesù venga messo alla prova in questo modo?

Cristo nel deserto, di Vasily Polenov, 1909

Torniamo al contesto del periodo liturgico in cui stiamo iniziando il nostro viaggio per riformulare la domanda. La Quaresima è il periodo dell’anno in cui siamo invitati a prepararci al rinnovamento della vita a Pasqua attraverso la nostra celebrazione e partecipazione alla Resurrezione di Cristo. Per ognuno di noi, quella preparazione e quel rinnovamento possono essere leggermente diversi, a seconda di come ognuno di noi è messo alla prova nel suo rapporto con Dio, con se stesso e con gli altri. Ad esempio, quali tipi di blocchi o barriere ci impediscono di ricevere l’amore incondizionato di Dio in questo preciso momento? Quali sono le illusioni che abbiamo o le storie che ci raccontiamo sul perché siamo o non siamo degni di amore? Essenzialmente, questo è il peccato: tutto ciò che ci disconnette e ci separa dal giusto amore per noi stessi, per gli altri e per Dio.

Quindi, torniamo al Vangelo di Luca. Nel suo battesimo, Gesù ha sentito Dio dire: “Tu sei il mio figlio prediletto… In te mi sono compiaciuto!” Che dono è stata per lui questa rivelazione. Questa predilezione è la fonte della dignità e dell’identità di Gesù e, per estensione, attraverso i nostri battesimi, è anche il fondamento e la fonte della nostra dignità e identità. Anche noi siamo figli prediletti di Dio.

Ma una cosa è sentirsi dire che siamo figli amati. Un’altra è credere nel profondo del nostro cuore e nella pienezza del nostro essere. La maggior parte di noi ha credenze contrastanti che annullano questa, o condizionano l’amore di Dio in modo tale da qualificare questo amore, dicendo “sì, ma…”. Ma devo essere più di qualcosa o meno di qualcos’altro per essere davvero degno. O sono l’unico a soffrire di questo tipo di illusione?

Sono molto fortunato ad avere dei genitori che mi hanno amato in modo assoluto. Ma quando ero piccolo, in qualche modo ho iniziato a credere che questo amore fosse basato sui miei successi e su ciò che potevo fare per gli altri. Non era nulla che i miei genitori facessero e infatti sono arrivato a crederlo nonostante loro mi rinforzassero costantemente quanto il loro amore fosse incondizionato. Ma qualcosa nell’aria o nell’acqua forse distorceva questo messaggio: il modo in cui sentivo le lodi o le critiche della gente e interiorizzavo da ragazzino che l’amore di Dio, o di chiunque altro, era condizionato dalla mia prestazione, dai miei successi. Non potevo farci niente, era così e basta. E il mio viaggio spirituale come persona e come leader è stato una lunga storia di graduale liberazione da questa illusione.

Forse questo è un modo per comprendere l’effetto del peccato originale, che è una sorta di campo di distorsione che altera la realtà e ci porta a percepire l’amore di Dio e l’amore degli altri, non come un dono che ci viene dato liberamente, ma come una donazione con condizioni, qualcosa da conquistare, guadagnare e meritare con i nostri sforzi.

Questo è il motivo per cui sperimentiamo prove e test della nostra fede nella nostra amabilità, proprio come fece Gesù.

Quando Gesù si lascia condurre nel deserto, permette che la sua fede nell’amore di Dio per lui venga messa alla prova, in modo che, una volta dimostrato, possa dare una testimonianza incrollabile di quell’amore per gli altri, fino al punto di arrendersi alla morte sulla croce. Gesù accetta la prova. Non lascia che il nemico crei un divario tra lui e suo padre. Ad ogni prova, vede attraverso l’inganno sottilmente posto davanti a lui… che il suo vero valore non si basa sulla sua capacità di trasformare le pietre in pane e di diventare autosufficiente nel suo servizio a se stesso, ma attraverso la sua dipendenza da Dio.

Gesù vede attraverso l’illusione che tutta l’autorità del mondo gli è data per governare come meglio crede, se solo adorerà il diavolo invece di essere obbediente e ascoltare suo Padre. E Gesù capisce che nella terza tentazione, se si gettasse dal tetto del tempio per essere salvato dagli angeli davanti alla folla, costringerebbe le persone a credere in lui, invece di invitarle liberamente a riporre in lui la loro fede. In ogni prova, torna a ciò che è la volontà di Dio, piuttosto che alla sua. Come?

In ognuna di queste prove, Gesù affronta i sottili inganni e le illusioni del nemico rimanendo chiaro sulla sua vera fonte di identità, valore e appartenenza. Dimostra di essere veramente l’amato di Dio e ci chiama a seguire il suo cammino quando affrontiamo tentazioni e prove, per imitare la sua fedeltà al Padre.

Come persone a cui sono affidati ruoli di autorità, responsabilità e potere, anche noi a volte siamo tentati e messi alla prova, non è vero, per cedere sottilmente alle illusioni che la nostra dignità, identità o valore siano in qualche modo condizionati? Quali sono le storie che raccontiamo a noi stessi, che creano un divario tra noi e Dio e ci portano a rispondere “sì, ma…” alla voce di Dio che ci dice che siamo i suoi prediletti? Forse questa Quaresima, attraverso le nostre pratiche di preghiera, digiuno ed elemosina, potremmo ricordare a noi stessi che la nostra intenzione in ogni pratica non è cercare di meritare qualcosa, ma piuttosto rispondere generosamente all’amore che Dio ha già dato senza condizioni, a noi che siamo i suoi amati.

Con te sulla strada questa Quaresima…

Tags in the article: leadership

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