Il Battesimo del Signore 2025

da | 11 Gennaio 2025

Sorelle e fratelli in Cristo,
Una figura familiare, quella di Giovanni Battista, il nostro “viandante” e annunciatore per tutto l’Avvento, continua ad accompagnarci nel periodo natalizio, ma ora non solo come colui che punta la nostra attenzione lontano da sé e verso Gesù. Egli serve anche come chiave di lettura del motivo per cui Gesù viene da lui nel Giordano per essere battezzato.

Come profeta, Giovanni non ha la presunzione di parlare per se stesso. Purificato dall’egocentrismo, dagli attaccamenti e dalle paure, la sua fiduciosa e potente testimonianza della venuta del Messia e il suo insistente richiamo del popolo al pentimento non provengono da lui, ma attraverso di lui da Dio. Si è formato nella tradizione ascetica degli Esseni e si è disciplinato per un impegno totale nella missione che ha ricevuto. Come uno strumento a fiato, come un flauto o una tromba, Giovanni si è dato a suonare il Signore, proprio come Isaia e tutti gli altri profeti prima di lui. I temi e le note che suonano sono gli stessi: la conversione dai vizi egocentrici all’amore e alla fedeltà a Dio; la giustizia per i piccoli che non hanno voce o potere, soprattutto per le vedove, gli orfani e gli stranieri bisognosi; il vero culto che non è fatto di sacrifici, ma piuttosto di servizio generoso e compassione; la fine della violenza e delle lotte che portano alla guerra. Questi principi e priorità sociali sono senza tempo e attuali per noi…

L’autorità che la gente sperimenta in Giovanni, compreso Erode e la sua corte, non gli è stata formalmente conferita, né è semplicemente una questione di carisma o di eccentricità ascetica. La gente riconosce nel suo messaggio profetico l’autorità che deriva dalla verità, una verità morale inconfondibile. Forse abbiamo incontrato persone come Giovanni, persone svincolate dalle convenzioni sociali e liberate dalla paura, ma dotate di una verità che irradia non solo dalle loro parole, ma anche dal loro esempio. A volte troviamo queste persone che lavorano al servizio di coloro che sono molto poveri e vulnerabili, o che sono disposti a farsi imprigionare mentre protestano per la pace o per la nostra casa comune. Avendo vissuto per anni con queste persone profetiche, posso testimoniare che non ci fanno sentire a nostro agio, ma sono sempre più contento che queste persone vivano e lavorino in mezzo a noi.

Condivido tutto questo perché è abbastanza chiaro che Gesù vedeva Giovanni non solo come suo cugino, ma come una sorta di modello. Come Gesù ha imparato, tra le altre cose, la fedeltà contemplativa da sua madre, e le abilità del lavoro manuale e il modo di portare e condurre se stesso con umiltà da suo padre tranquillo, ha tratto lezioni e intuizioni da Giovanni su come fare di se stesso uno strumento di discernimento per essere suonato da suo Padre. È per questo motivo che, anche senza peccato, Gesù segue l’ispirazione dello Spirito Santo e si reca al fiume Giordano per essere battezzato. Lì riceve tutto dal Padre, a cominciare dalla sua identità di amato e, di conseguenza, dalla missione di riunire tutti i figli amati di Dio nel Regno.

In che modo questa riflessione parla a noi come persone che guidano gli altri? Innanzitutto, ognuno di noi che è stato battezzato è stato anche unto come “sacerdote, profeta e re”. In che misura percepiamo la chiamata a servire il Regno di Dio in modo profetico, cioè cercando e rappresentando la verità morale come hanno fatto i profeti prima di noi? Come leader maturi e capaci di discernimento, sappiamo che rappresentare la verità morale non è una questione di giudizio moralistico o di moralizzazione, ma piuttosto di denunciare l’ingiustizia e lavorare con e per coloro che sono poveri, promuovere la giustizia e la riconciliazione, costruire la pace e salvaguardare la nostra casa comune. Tutti noi abbiamo una certa responsabilità per queste missioni in virtù del nostro battesimo.

In secondo luogo, quando abbiamo un’autorità formale o informale, è facile cadere nell’illusione di “comandare”, di “avere l’incarico”. Ma piuttosto che “avere l’incarico”, sia Giovanni Battista che Gesù si consideravano “incaricati di” mettere se stessi, i loro doni e il loro potere al servizio degli altri. Sapevano chi era il vero responsabile e si impegnavano totalmente ad ascoltare Dio, a discernere e a fare la volontà di Dio piuttosto che perseguire la propria strada. Per tornare all’analogia precedente degli strumenti musicali, essi si dedicarono interamente a suonare lo spartito, i temi e le note di Dio. Sentiamo in noi il desiderio di essere usati allo stesso modo come strumenti di Dio e, se sì, qual è la musica che sentiamo che Dio ci chiama a suonare?

Con voi in viaggio,

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