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Spirito ed eredità

da | 6 Giugno 2025

Una delle mie insegnanti preferite, quella che mi ha colpito di più da giovane e che ha avuto un impatto duraturo sulla mia vita di educatrice, è stata la signora Janina Litvinas, la mia insegnante di inglese avanzato durante il primo anno alla West Irondequoit High School. Potrei scrivere un lungo saggio sulle sue caratteristiche personali (intellettualmente ed emotivamente vivace, espressiva e colorita, appassionata di tanti argomenti, rigorosa ed esigente, devota a noi, i suoi studenti, e orgogliosa di essere lituana!). Potrei dire molto sul modo avvincente e profondo con cui trasmetteva il suo amore per la letteratura che studiavamo e sulla sua evidente profondità morale. Infatti, anche mentre scrivo, provo un’emozione profonda per il dono e il privilegio di essere stato suo studente.

Ma tra le tante cose che potrei raccontare della signora Litvinas, quella che mi ha colpito di più è il modo in cui ho sentito la sua influenza mentre seguivo le sue orme e, all’inizio della mia vita da gesuita, insegnavo letteratura inglese agli studenti delle scuole superiori. Ho scoperto che mentre leggevo e preparavo le mie lezioni, che si trattasse dell’Odissea di Omero, di Grandi speranze di Charles Dickens o di Huckleberry Finn di Mark Twain, avevo dentro di me uno standard di qualità e profondità che lei mi aveva in qualche modo trasmesso. Quando insegnavo ai miei studenti, prestavo la stessa attenzione ai libri che insegnavo e ai testi delle vite di ciascuno di loro, almeno per quanto mi era possibile, in modo da entrare in contatto con i drammi, le tragedie e le commedie umane che si svolgevano nelle loro esperienze. Ci sono stati momenti, mentre insegnavo l’opera di Shakespeare Enrico V, in cui mi sembrava di trasmettere direttamente ai miei studenti lo spirito di Janina Litvinas e la sua serietà nei confronti dell’impegno umano, il suo valore per il coraggio e l’onore.

Lei aveva instillato in me e nei miei compagni di classe qualcosa di sé, e quarant’anni dopo parliamo ancora di lei con affetto, riverenza ed entusiasmo. Un vero insegnante lascia un’eredità che onora l’unicità di ogni studente e lo trasforma, imprimendo in lui valori, tratti e orientamenti particolari. Nello studente, la presenza di un insegnante del genere rimane in qualche modo. Dall’esperienza vissuta con la mia insegnante, la signora Litvinas, ho almeno una vaga idea di come l’esempio e l’eredità di Gesù siano stati trasmessi ai suoi apostoli e amici, e del modo in cui essi si sono trovati a mettere in pratica il modello e lo spirito del suo esempio a partire da quel momento della Pentecoste.

Sebbene ci sia molto da considerare e da comprendere sull’evento della Pentecoste rispetto all’esperienza dei discepoli e alla vita della Chiesa, questa settimana continuiamo la nostra riflessione sui modi in cui Gesù ha preparato i suoi amici ad assumere il loro ruolo di discepoli missionari e leader a pieno titolo.

Nel Vangelo di Giovanni 20,19-23, l’evento della Pentecoste sembrerebbe essersi verificato nella seconda apparizione dopo la risurrezione, quella successiva all’apparizione del Cristo risorto a Maria Maddalena nel giardino. In quella seconda apparizione, Egli entra nel Cenacolo chiuso a chiave dove i discepoli erano riuniti, rannicchiati nella paura e nell’incertezza. Conosciamo le sue prime parole e, ancora oggi, in tutto il mondo, ogni volta che si celebra la liturgia, queste parole risuonano e risuonano per noi: «Pace a voi». Il messaggio viene ripetuto tutte le volte che è necessario affinché possa trasformare ciascuno di noi, liberandoci dalla paura del giudizio e di qualsiasi vendetta da parte di Dio. Sì, ha sofferto ed è stato trafitto fisicamente, e il suo corpo risorto porta ancora le ferite. Ma non c’è condanna, solo misericordia. E così, egli ripete: «La pace sia con voi».

Non è la pace del riposo e del relax. È una pace dinamica e potente, con il potenziale di trasformare gli altri e persino la società, non con la forza o la coercizione di alcun tipo, ma attraverso il perdono, la riconciliazione e la rinuncia alla violenza. Egli soffia il suo Spirito su di loro e trasmette loro la stessa missione che ha ricevuto dal Padre. È ora una missione che essi devono portare avanti nella loro vita, nelle loro relazioni e nel loro ministero.

Sapranno dentro di sé e tra di loro se sono fedeli e veri al suo insegnamento quando leggeranno lo Spirito e percepiranno questa pace o meno. Sentiranno nel profondo del loro cuore e delle loro ossa se stanno vivendo, amando e guidando in armonia con l’esempio e l’insegnamento di Gesù, oppure no. E in ogni momento della loro fedeltà all’intenzione e alla vera espressione delle sue istruzioni, conosceranno la gioia e l’entusiasmo di seguire la sua via della misericordia, anche quando questa li conduce alla propria sofferenza, al proprio mistero pasquale.

L’evento della Pentecoste è, dal punto di vista della successione alla leadership, il momento in cui l’eredità e la missione di Gesù vengono affidate ai suoi seguaci, che vengono carichi della sua energia, del suo scopo e del suo modo di essere misericordioso.

Per noi leader, e come persone che desiderano lasciare dietro di sé un’eredità positiva e duratura che dia forza e carica agli altri, siamo fortunati come cristiani ad essere sollevati dal peso di lasciare un’eredità nostra. Piuttosto, come i discepoli e come la signora Litvinas a modo suo, siamo ispirati a trasmettere e conferire l’eredità di Gesù a coloro per i quali e con i quali serviamo in ruoli di responsabilità. Come i discepoli, sappiamo quando viviamo in armonia e accordo con il suo esempio grazie alla pace, alla gioia e all’energia che questa fedeltà genera in noi, anche quando a volte è dolorosa e difficile.

In questa Pentecoste, forse potremmo riflettere su come stiamo trasmettendo agli altri questa eredità di Gesù? Per cosa proviamo passione e senso di scopo al di là di noi stessi? In che modo stiamo attivamente mettendo in pratica e modellando la via della misericordia, del perdono e della riconciliazione di Gesù?

Una Pentecoste benedetta e piena di Spirito a voi,

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