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La compassione di Cristo come fondamento del coraggio

da | 6 Maggio 2025

Molti anni fa ho avuto il privilegio di esplorare gli “Scavi”, l’antica necropoli romana su cui è stata costruita la Basilica di San Pietro. È impressionante come potete immaginare, e trasporta indietro nel tempo alle tombe di persone vissute e morte più di 2000 anni fa, la maggior parte delle quali appartenenti a famiglie nobili che potevano permettersi mausolei e sarcofagi riccamente decorati. Una buona guida turistica riporta in vita i defunti, per così dire, descrivendo le storie legate a particolari individui e famiglie e offrendo uno spaccato di quei tempi lontani.

Sebbene sapessi che le spoglie di Pietro si trovano sotto l’altare maggiore della Basilica, non ero preparato all’esperienza che ho vissuto quando il nostro gruppo è stato condotto nello spazio a pochi metri dal luogo in cui sono sepolte le sue spoglie. Infatti, ho dovuto spostarmi in fondo al gruppo mentre mi tornavano in mente scene e scene dei miei 30 anni di contemplazione ignaziana, in particolare scene di incontri tra Pietro e Gesù. Come forse sapete, la contemplazione ignaziana consiste nel collocarsi nella scena del Vangelo, prestando molta attenzione a ciò che accade tra i personaggi e, in particolare, ai gesti e alle espressioni di Gesù e al loro effetto sull’altra persona. Nel caso di Pietro, quasi inevitabilmente, queste scene riguardano il modo in cui Gesù tratta Pietro con tanta compassione, anche se a volte con grande fermezza, come un’opera in corso. E poi c’è Pietro, sgomento e confuso, imbarazzato o vergognoso, umiliato al punto da cadere in ginocchio e voler allontanare Gesù come se la sua misericordia fosse troppo grande.

Ciò che mi ha commosso in quel momento vicino al sepolcro è stato questo profondo senso di connessione con Pietro, il suo modo spontaneo e spesso goffo di esprimere la sua grande devozione a Gesù, il suo intenso desiderio di seguirlo ovunque Gesù lo conducesse e il suo modo molto imperfetto di farlo. In particolare, è stata questa scena di Pietro e Gesù risorto in riva al mare che mi ha commosso fino alle lacrime.

Questo brano del Vangelo di Giovanni 21, 1-19 è così ricco di espressioni simboliche e di significato: il ritorno alle origini di Pietro che lancia la barca per pescare durante la notte; il modo in cui gli altri discepoli seguono il suo esempio, ma senza il Signore con loro, la loro spedizione è un fallimento; il modo in cui Pietro inizialmente non riconosce Gesù e potrebbe persino aver resistito al suo incoraggiamento a riprovare dall’altra parte della barca; la pesca miracolosa e la rete che non si rompe; Pietro che si tuffa in acqua, vestito, e poi trascina la barca verso la riva, in direzione di Gesù e del pasto che ha preparato per loro; e l’invitante scena eucaristica del fuoco dove si arrostiscono i pesci e si scalda il pane… Durante questi ultimi preparativi per il Conclave, è provvidenziale che i potenziali successori di Pietro abbiano tutto questo da contemplare questa settimana…

Ma forse la cosa più importante per loro e per noi è ciò che accade dopo la colazione, quando Gesù prende da parte Pietro e, in questo momento straordinario, lo invita gentilmente a riparare con la guarigione il suo rinnegamento e la sua infedeltà. Gesù inizia con un po’ di umorismo: «Pietro, mi ami più degli altri?», ricordando a Pietro la sua costante rivalità con Giovanni, Giacomo e il resto dei discepoli per stabilire chi fosse il più grande. Ma poi, con ogni domanda e con la risposta sempre più lamentosa e insistente di Pietro, Gesù ricorda a Pietro di mettere gli altri prima di sé: «Pasci le mie pecore. Pasci i miei agnelli».

È un lavoro in corso, ci vuole tempo perché Pietro capisca il vero significato di questa triplice domanda di Gesù. Possiamo solo immaginare cosa deve essersi aperto nel suo cuore per permettergli finalmente di lasciarsi guidare, in questo scambio sincero e tenero, ad ammettere la sua fede debole e inadeguata, per essere sollevato dal peso della sua vergogna e del suo senso di colpa. Nessuna vergogna, nessun senso di colpa potevano resistere alla forza gentile dell’amore compassionevole di Gesù per lui, al suo desiderio di guarire, consolare e riparare il suo amico. Lo spazio relazionale tra loro è completamente ripristinato, mentre Pietro è libero di andare avanti, di nuovo amico e discepolo.

Sappiamo dagli Atti degli Apostoli che fu proprio poco dopo questo incontro in riva al mare che Pietro cominciò a prendere la parola con un coraggio e una sicurezza che non erano più ispirati dalla sua spavalderia. Il suo coraggio proveniva da un nuovo fondamento. Anche se doveva riconoscere che lo stava conducendo su strade che non voleva percorrere e che le sue paure e debolezze non erano scomparse, questo nuovo fondamento del suo coraggio era incrollabile. Gli era stato dato nel momento in cui aveva accettato la compassione del Gesù risorto per lui e aveva ricevuto la stessa promessa che il Padre aveva fatto a Gesù stesso. La sofferenza e la morte non sarebbero state la fine. Il suo fedele discepolato non solo avrebbe lasciato un’eredità da seguire alla Chiesa, ma anche lui avrebbe ricevuto il dono della Vita.

Cosa significa questo per gli uomini che si preparano al Conclave questa settimana? Cosa significa per noi? Noi, come Pietro, siamo “opere in corso”, imperfetti, a volte impetuosi nella nostra audacia, ma anche ostacolati dalle paure e dall’eccessiva cautela verso noi stessi. Anche noi vogliamo essere vicini a Gesù, ma erigiamo barriere per allontanarci dalle esigenze estreme della sua sequela. Come Pietro, viviamo in tempi incerti che richiedono grande coraggio, la disponibilità a rischiare per gli altri e per un bene più grande di noi stessi. Se siamo onesti con noi stessi, se le fondamenta del nostro coraggio sono inadeguate come quelle di Pietro, allora anche noi dobbiamo accettare più profondamente la compassione, la guarigione e la riparazione che Gesù ci offre.

Preghiamo per questo coraggio fondato sulla compassione di Cristo, per la fede nella Vita che non finisce, e per la fede e il coraggio dei cardinali che questa settimana entreranno in conclave per superare le loro paure.

Con voi su questa strada pasquale,

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