Mi colpisce il fatto che così tanti santi della tradizione cristiana sottolineino la gratitudine e il ringraziamento come pratica essenziale, fondamento per crescere nella bontà, persino nella santità.

Ecco solo un piccolo esempio di ciò che hanno detto nel corso dei secoli…
“In tutte le cose create discernete la provvidenza e la saggezza di Dio, e in tutte le cose rendete grazie a Lui”. – Santa Teresa d’Avila.
«Ricordate il passato con gratitudine. Vivete il presente con entusiasmo. Guardate al futuro con fiducia». – San Giovanni Paolo II.
«Il segreto della felicità è vivere momento per momento e ringraziare Dio per ciò che ci manda ogni giorno nella Sua bontà». – Santa Gianna Beretta Molla.
Forse non siete abituati a sentire elogi all’Opus Dei da parte di un gesuita, ma ho trovato questa citazione del fondatore, Josemaria Escrivá, piuttosto radicale e, se vissuta in modo autentico, sicuramente un segno di libertà interiore e santità.
«Abituatevi ad elevare il vostro cuore a Dio, in atti di ringraziamento, molte volte al giorno. Perché vi dà questo e quello. Perché sei stato disprezzato. Perché non hai ciò di cui hai bisogno o perché lo hai. Perché ha reso così bella sua Madre, sua Madre che è anche tua Madre. Perché ha creato il sole e la luna e questo animale e quella pianta. Perché ha reso quell’uomo eloquente e tu sei rimasto senza parole… Ringrazialo per tutto, perché tutto è buono». – San Josemaría Escrivá.
Le scienze contemporanee ci insegnano che la pratica della gratitudine favorisce la salute mentale e il benessere alleviando lo stress, l’ansia e la depressione, rafforzando il sistema immunitario, migliorando l’umore e favorendo la soddisfazione generale nella vita. E nelle nostre relazioni, l’espressione della gratitudine, il ringraziamento, approfondisce i legami sociali, aumenta la fiducia e la cooperazione e migliora la comunicazione.
L’opposto della gratitudine è il senso di diritto (entitlement), una condizione piuttosto spiacevole di egocentrismo privilegiato e indifferenza verso gli altri. Mi vergogno un po’ ad ammettere che in diversi momenti della mia vita sono caduto in questa trappola, dando per scontate le relazioni e ricevendo regali o altre espressioni di affetto senza fare nulla per esprimere la mia gratitudine. Il rimpianto non basta a descrivere il sentimento che provo quando penso alle persone a cui devo tanta gratitudine, specialmente quelle che non sono più con noi.
Al contrario, quando mi sono preso il tempo di fare uno sforzo in più, scrivendo biglietti, facendo una telefonata o anche solo con semplici gesti per esprimere la mia gratitudine alle persone, è difficile descrivere quanto sia soddisfacente. Qual è la parola giusta per descrivere quel traboccare di emozioni che proviamo nel cuore quando sentiamo il desiderio e la volontà di esprimere gratitudine e questa viene accolta in modo aperto e reciproco?
E poiché ci stiamo concentrando sul rapporto tra il Vangelo e la leadership, che dire del ruolo della gratitudine e dell’espressione di ringraziamento nel contesto dei ruoli di autorità? Ho imparato una lezione mentre lavoravo per un capo che insisteva sul fatto che le persone dovessero svolgere il proprio lavoro per senso del dovere e professionalità, e che i gesti di ringraziamento (o i bonus monetari!) non fossero necessari. Naturalmente volevo lavorare sodo e fare del mio meglio per i miei standard di qualità ed eccellenza, ma trovavo demoralizzante lavorare per quest’uomo. Al contrario, ho lavorato per capi che sembravano notare le piccole cose, non solo ciò che avevo realizzato, ma anche come, e che mi facevano sentire apprezzato, che il mio lavoro era importante, ma anche io come persona. Sentivo un rapporto di reciproco rispetto e volevo andare oltre per questi capi.
So che non ho condiviso nulla che non sappiate già, ma se non mi sbaglio, l’atteggiamento di presunzione e indifferenza verso le persone è in aumento in molte delle nostre società in tutto il mondo. La gratitudine e le espressioni di ringraziamento ci rendono più umani, arricchiscono le nostre relazioni e ci avvicinano al Datore di tutti i doni, soprattutto a Lui stesso. Quando noi che ricopriamo posizioni di autorità diamo l’esempio in modo naturale e spontaneo, contribuiamo a orientare la cultura delle nostre organizzazioni in una direzione più sana e più santa.
Oggi, chi vi viene in mente immediatamente come persona che apprezzate e che vi sentite spinti a ringraziare con un gesto significativo? Anche con tutti i disastri e le molte sfide della vita di questi tempi, quanto è rassicurante per la vita dire comunque a Dio grazie, è sufficiente, e la tua provvidenza è sufficiente.
Con voi sulla strada,