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E i miei piani, Signore?

da | 19 Dicembre 2025

Avrete sicuramente sentito dire: «Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti». Forse avete avuto esperienze personali di questo tipo nella vostra vita, come sicuramente ne ho avute io nella mia. Quante volte ho sognato o immaginato ciò che volevo fare, o come pensavo che sarebbe successo, e poi, sorpresa! La realtà ha un modo tutto suo di presentarci complicazioni, ostacoli e percorsi che non avremmo mai immaginato, non è vero?

Ricordo, ad esempio, che al termine dei miei studi di dottorato avevo grandi progetti su come mettere a frutto la mia nuova laurea e stavo valutando con interesse tutte le offerte interessanti e allettanti che mi erano state fatte da grandi e prestigiose università. Ma quando il mio superiore mi chiese di tornare nella mia piccola Alma Mater e di dedicare diversi anni a restituire qualcosa al luogo che aveva ispirato la mia vocazione, inizialmente mi sentii davvero distrutta. Non c’era nulla che mi sembrasse adatto a me. Volevo andare in un posto nuovo, in una città più grande ed eccitante dove poter spiccare il volo.

Solo con il tempo ho scoperto che il mio piccolo college era esattamente il posto dove dovevo stare e che, in realtà, non si trattava di me o di ciò che volevo per me stessa, per migliorare la mia immagine e promuovere i miei successi. O almeno non si trattava solo di questi desideri personali. Quello che ho scoperto è stato il modo in cui Dio mi chiamava ad andare oltre me stessa, a mettermi al servizio degli altri, a uscire dalla mia zona di comfort in modi che non avrei potuto prevedere, ad amare le persone e il luogo, e a trovare la mia energia diretta nei modi che Dio desiderava da me. Alla fine è stato tutto meglio di quanto avrei potuto immaginare, ed è stato così difficile dire addio quando, molti anni dopo, è finalmente arrivato il momento di andarmene.

Perché condivido questa storia personale? In qualche modo, la storia più grande della salvezza sfida qualsiasi cosa assomigli alle “bacheche dei sogni” delle persone o a un piano strategico aziendale. È piena di delusioni, sogni rinviati e sorprese. È popolata da protagonisti improbabili e condizioni perfettamente imperfette, caratterizzate da rischi e scarse probabilità di successo. La storia della salvezza è così improbabile che in realtà sconvolge la nostra immaginazione umana, i nostri piani spesso incentrati sul comfort e autoreferenziali per noi stessi e per coloro a cui teniamo.

Eppure, nella versione della realtà di Dio, quella che egli comunica a Giuseppe in questo sogno, il piano prevede un salvatore che non segue il proprio programma, ma si abbandona alla visione del Padre. Il piano del Padre non asseconderà l’immagine che Giuseppe ha di sé stesso, la sua correttezza sociale o le sue umili speranze di una vita tranquilla e senza eventi con la sua nuova sposa. Implicherà accettare la vergogna pubblica e l’umiliazione per aver sposato una donna trovata incinta fuori dal matrimonio. Il piano includerà il rifiuto e le voci di una piccola città sul fatto di essere un “cornuto”. Poi un lungo e difficile viaggio con la moglie incinta, costretta a obbedire alla richiesta dell’impero romano di partecipare al censimento. Quando Giuseppe arriva nella città della sua famiglia, nessuno vuole accogliere lui e la sua nuova moglie nella propria casa. Deve aver provato un senso di vergogna e fallimento, non essendo in grado di fornire un riparo adeguato o sicurezza alla moglie proprio nel momento in cui sta per partorire. Il “piano” includerà una fuga terrificante con la sua famiglia come rifugiati, in fuga con sua moglie e il neonato dalla persecuzione omicida di un tiranno codardo e geloso…

Avete capito l’idea.

Come può questo essere il ‘piano’ per la storia della salvezza? E non ci siamo tutti chiesti: “Come può essere questa la volontà di Dio?” È così naturale interrogarsi e porsi delle domande. Quando affrontiamo sconvolgimenti, delusioni o ostacoli inaspettati, come reagiamo?

Quando riportiamo la nostra attenzione su Giuseppe, quest’uomo giusto, buono e umile, non rimaniamo stupiti dal modo in cui si risveglia dal sogno e fa esattamente ciò che l’angelo del Signore gli ha ordinato di fare? Come può essere così facile? Forse in realtà la storia semplifica ciò che è realmente accaduto e tralascia il processo interiore che Giuseppe ha attraversato, superando lo shock, la delusione e la paura, e il modo in cui alla fine è arrivato ad accettare e abbracciare questo nuovo percorso, il suo ruolo strano e travolgente. Come Maria, anche Giuseppe è arrivato a dire: “Sì, Signore, non la mia volontà, ma la tua. Sia fatto attraverso di me come tu comandi”. E come avrebbe potuto avvenire la storia della salvezza senza Giuseppe, con il suo modo umile e silenzioso di accettare un piano che non avrebbe mai immaginato per sé stesso?

Forse vi starete chiedendo: «Wow, sembra così pesante! Dov’è la gioia, la speranza, il motivo per festeggiare?». In realtà, quando guardiamo più da vicino, capiamo che proprio come Gesù è nato per rivelare l’amore e il desiderio di nostro Padre per la nostra prosperità umana, Giuseppe rivela che la prosperità che Dio ha in mente per noi non è la stessa che il mondo preferirebbe. Il piano del Padre non riguarda il comfort e la comodità, ma piuttosto il vivere e amarsi l’un l’altro con gioiosa generosità, compassione, misericordia e riverenza per la vita. Si tratta di vivere con umiltà e audacia nella giusta misura e considerando le cose giuste, e discernendo la volontà del Padre, piuttosto che aggrapparci alla nostra.

Mentre concludiamo il cammino dell’Avvento e rivediamo la nostra chiamata alla conversione in queste ultime quattro settimane in attesa della celebrazione dell’Incarnazione, dove riconosciamo che Dio ci invita ad abbandonare i nostri piani e ad accoglierlo invece nella nostra vita? Di quale grazia abbiamo bisogno, come Giuseppe, per dire un “sì” che ci porti oltre la nostra iniziale esitazione, le nostre paure o resistenze? Come siamo invitati, nella nostra vita ordinaria, ad assumere il nostro ruolo nella storia della salvezza, non come messia, ma come discepoli che confidano nella capacità e nel desiderio di Dio di salvare?

Mentre il Discerning Leadership Team si prende una pausa per stare con la famiglia, la comunità e gli amici, chiediamo le vostre preghiere per la nostra missione e promettiamo le nostre preghiere per voi e i vostri cari affinché possiate trascorrere un Natale sereno, felice e benedetto.

Con affetto fraterno,

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