«Rallegriamoci e gioiamo!» Una gioia profonda, un senso di sollievo indescrivibile, una leggerezza del cuore che non può affondare… Sono queste le emozioni che l’autore del Salmo 118 ci invita a provare, anticipando di molti secoli la risurrezione del Signore. Perché la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra angolare, ed è meravigliosa ai nostri occhi.

Mosaico della Cappella della Resurrezione della Cattedrale Nazionale di Washington
Ma la gioia e l’allegria possono sembrare sentimenti lontani o addirittura irraggiungibili per molti di noi in questo momento. Profondamente colpiti da ciò che stiamo vivendo in questo momento, testimoni delle tragedie che si stanno consumando in tutto il mondo, o afflitti dai dolori e dalle sofferenze della vita quotidiana, potremmo trovare più facile esprimere sentimenti come confusione, sgomento, indignazione e profonda tristezza. È difficile non vedere la realtà che ci circonda e non chiedersi che differenza possa fare questo evento pasquale quando la violenza, la povertà e la crudele indifferenza persistono oggi come hanno sempre fatto.
Il terzo giorno, l’Impero Romano continuava a tenere la Palestina sotto il suo dominio duro e oppressivo. Le autorità religiose che avevano rifiutato Gesù come blasfemo e ne avevano chiesto l’esecuzione erano ancora al loro posto. C’era ancora un terribile divario tra la minoranza molto ricca e le masse di poveri. E la vita continuava come prima, almeno per la maggior parte delle persone.
Ma per gli amici del Signore accadde qualcosa di incredibile. Questo evento ebbe un effetto così forte su di loro che le loro vite cambiarono per sempre, al punto che nemmeno le prove più dure e le persecuzioni riuscirono a impedire loro di parlare apertamente di ciò che avevano vissuto. La gioia pasquale non dipende dal fatto che le cose vadano come vorremmo. È qualcosa di diverso.
In Atti 10, Pietro dice alla sua comunità angosciata: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea… come Dio ha consacrato Gesù di Nazaret con lo Spirito Santo e con la potenza, e come egli è andato attorno facendo del bene… e Dio era con lui. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato dai morti, e noi lo abbiamo visto e abbiamo mangiato e bevuto con lui». Anche questo era vero.
Pietro non sta tanto dicendo loro qualcosa di nuovo, quanto ricordando loro ciò che già sapevano. Riporta la prima comunità dei credenti alla ragione, aiutandoli a vedere oltre la confusione e il panico della loro situazione attuale.
Pietro continua, ricordando loro la loro missione, come amici nel Signore, di predicare ciò che Dio ha fatto attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Gesù, che anche loro hanno la certezza della grazia di Dio e della sua fedeltà eterna, indipendentemente dalle circostanze.
Immagino che Pietro parli loro proprio come Maria Maddalena, l’apostola degli apostoli, gli aveva parlato molti anni prima, quando lui era perso nella confusione, nel dolore e nella disperazione causata dal senso di colpa. Lei era l’unica tra gli amici del Signore che non si era lasciata scoraggiare dagli eventi di quegli ultimi giorni dal rimanere vicina a Gesù, nonostante le terribili circostanze.
Sappiamo che fu Maddalena che, in fedele attesa, si recò al sepolcro mentre era ancora molto presto al mattino, per vedere con i propri occhi che la promessa di Gesù si sarebbe avverata. Sebbene non sia ancora riportato nel brano del Vangelo di Giovanni che leggiamo la mattina di Pasqua, sappiamo anche che fu a Maria Maddalena che Gesù apparve per primo. Fu a lei che diede il comando di raccontare agli altri ciò che aveva visto e di radunare gli altri discepoli affinché anche loro potessero essere testimoni e venire a testimoniare.
Che modello di devozione, fermezza e coraggio è per noi Maria Maddalena in questo mattino di Pasqua! Che modello di testimonianza, che porta gli altri a vedere oltre la definitività e l’opacità del sepolcro buio, per contemplare di nuovo la Luce della Vita! Proprio come Gesù la consola e conferma la sua fede, così Maddalena va e fa lo stesso per i suoi amici.
Questo è anche il nostro compito, amici. Viviamo in tempi bui e incerti, sì.
Eppure la Luce della Vita squarcia questa oscurità e ci restituisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Forse non abbiamo risposte alla sofferenza, alla morte o alle prove che noi e gli altri incontriamo nel mondo. Ma crediamo che Gesù è il Signore e che è risorto dai morti. Crediamo alla testimonianza dei nostri padri nella fede, ai quali il Signore si è manifestato, con i quali hanno mangiato e bevuto alla tavola della comunione. Anche noi siamo stati incaricati di condividere questa buona novella in un mondo che è più che mai afflitto da ogni altro tipo di notizia. Anche noi, come Maria e Pietro, siamo chiamati a consolarci, confermarci e incoraggiarci a vicenda, perché questo è il lavoro e l’amore di coloro che sono chiamati amici nel Signore. Alleluia, Alleluia!
Nella gioia pasquale,