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Alta fedeltà, giusti rapporti e corretto uso delle risorse

da | 21 Settembre 2025

A volte potremmo chiederci se, nelle numerose traduzioni ed edizioni che sono state realizzate nel corso dei secoli, abbiamo i Vangeli esattamente come sono stati scritti per la prima volta dagli evangelisti. Se ricordiamo il gioco del “telefono” della nostra infanzia, non ricordiamo come, dopo essere stato sussurrato da un orecchio all’altro, un semplice messaggio potesse essere così diverso, persino distorto, quando la settima persona lo ascoltava e lo ripeteva ad alta voce? 

Forse questo è uno dei motivi per cui siamo diventati così dipendenti dalle tecnologie che ci aiutano a registrare la voce e la musica con “alta fedeltà”, al fine di preservare la qualità originale, la risonanza e la chiarezza delle parole e dei suoni.

A volte penso a questo quando leggo una frase sconcertante come quella del Vangelo di Luca, dove scrive: “I figli di questo mondo sono più prudenti nel trattare con la loro generazione di quanto lo siano i figli della luce. Vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze disoneste, così che quando queste verranno a mancare, sarete accolti nelle dimore eterne“. Questa strana espressione potrebbe essere il risultato di un errore di traduzione, ripetuto più volte nel corso dei secoli?

O forse, con la nostra ”alta fedeltà“, potremmo essere in grado di interpretare e comprendere l’insegnamento di Gesù così come lui lo intendeva.

Cosa intendo per ”alta fedeltà”? Mi riferisco al modo in cui comprendiamo, facciamo nostro e rispettiamo il messaggio essenziale o fondamentale di Dio espresso attraverso la tradizione profetica dell’Antico Testamento e poi attraverso Giovanni Battista e Gesù stesso. In tutta la nostra tradizione di fede, siamo messi in guardia sul nostro rapporto con il denaro, per non parlare della ricchezza, per evitare la tendenza perenne all’avidità, all’accaparramento e allo sfruttamento degli altri per il proprio tornaconto.

La coerenza di questo messaggio è inequivocabile da Mosè, Amos e ogni altro profeta, fino a Gesù stesso. Indubbiamente, viene ripetuto in ogni epoca della nostra tradizione di fede perché deve essere così; abbiamo bisogno di un costante richiamo. La tendenza umana ad attaccarsi alla ricchezza materiale e a fraintenderne il valore reale non scompare mai. Dove ci indirizzano profeti come Amos e poi Gesù a porre la nostra attenzione e la nostra intenzione per l’uso delle risorse materiali? Ci indirizzano alle preoccupazioni fondamentali della nostra vita: la cura delle persone (amore, misericordia, servizio dei nostri fratelli e sorelle, cura dei poveri).

Se siamo fedeli a Dio e in giusto rapporto con tutti i beni creati che Dio ci ha fornito attraverso la nostra terra, questa casa comune, e con i nostri bisogni in relazione con gli altri, sapremo come indirizzare questi beni e non abusarne. Forse è questo che intende Gesù quando suggerisce di «farsi amici con la ricchezza disonesta»? È alla prudenza spirituale che Gesù fa riferimento quando applaude il servo intelligente.

Alla luce di questa “alta fedeltà” alle intenzioni di Dio per il nostro uso di tutte le cose, noi, come leader che esercitano responsabilità e controllo sulle risorse materiali, possiamo praticare la prudenza spirituale nel modo in cui gestiamo i nostri beni, viviamo con sensata semplicità e canalizziamo la nostra stravaganza verso gli altri, piuttosto che solo verso noi stessi. Possiamo opporci agli abusi etici e alle strategie estrattive che devastano le risorse non rinnovabili della terra. Possiamo identificare e denunciare i sistemi di sfruttamento che forniscono vantaggi ingiusti a chi è già ricco e allontanano ulteriormente le persone povere dalle opportunità. Nello spirito dell’“alta fedeltà” e della giusta relazione, possiamo dare l’esempio agli altri su come godere di una sensata semplicità in uno stile di vita equilibrato e reciproco con i bisogni degli altri e i limiti del nostro pianeta.

Concludendo questa riflessione, confesso di essere del tutto imperfetto nel seguire i miei stessi consigli, di avere attaccamenti e desideri materiali e di essere talvolta frustrato da quanto sono lontano da questo tipo di “alta fedeltà”, da un rapporto corretto con i mezzi limitati che ho a disposizione. So quanto apprezzo il buon esempio dei membri della mia comunità religiosa, che sono più avanti di me su questo cammino, e quanto desidero imitarli nel loro abbracciare la semplicità materiale, nel loro godere dei piaceri semplici e nella loro generosità verso i bisognosi.

È quindi con umiltà che pongo la domanda: dove vi trovate nel vostro rapporto con il denaro nel contesto e nell’orizzonte delle nostre preoccupazioni condivise per i bisogni degli altri, per la cura della terra e per la trasformazione positiva dei sistemi sociali ed economici in crisi? Quale differenza vi sentite chiamati da Dio a fare in questi ambiti?

Con voi nella preghiera lungo il cammino insieme,

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