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Alla scoperta dei nostri personaggi interiori

da | 28 Marzo 2025

Il figliol prodigo, il padre tollerante e indulgente, il fratello maggiore leale e ipocrita… perché Gesù usa questa storia con i suoi critici? Perché non dice loro semplicemente che si sbagliano e che dovrebbero cambiare i loro atteggiamenti indignati e moralistici? Non sarebbe stato più diretto e forse più efficace? Cosa sta tramando Gesù?

Nel corso della storia delle Scritture, le parabole sono state usate per trasmettere verità profonde in termini semplici, per indurre una persona a rendersi conto e a riconoscere i propri punti ciechi. Il profeta Natan fece una volta questo con il re Davide, raccontandogli una storia su una sconvolgente ingiustizia per aiutare il re a rinsavire sul crimine che aveva commesso per prendere Betsabea. Spesso chi racconta una storia ha una consapevolezza o una conoscenza del pubblico che non ha di se stesso, e quindi attraverso l’uso dell’ironia drammatica, può far luce sui punti ciechi della propria morale e delle proprie motivazioni, e sulle questioni di carattere.

In questa storia, sappiamo che Gesù sta cercando di aiutare le autorità religiose rispettose della legge a capire che il suo rapporto con i peccatori pubblici è un’espressione dell’amore universale e incondizionato di Dio. Vuole che si rendano conto che i loro cuori sono distanti dall’amore di Dio quanto lo sono il figliol prodigo, che scappa con la sua parte della fortuna del padre, e il fratello maggiore, che si tiene in disparte dalla festa e che, con invidia e risentimento, rifiuta di accettare le azioni sia del fratello minore che del padre. Sappiamo che purtroppo le autorità religiose erano cieche a causa del loro orgoglio, della loro presunzione e del loro desiderio di mantenere l’ordine esistente, tanto che la storia non era abbastanza potente da indurle alla conversione. Tragicamente, alla fine non solo respinsero Gesù, ma organizzarono la sua esecuzione.

Cosa ne pensiamo di questa storia? Come ci relazioniamo a ciascuno di questi personaggi? E quale valore potrebbe esserci per noi come leader su cui riflettere, quando a volte ci troviamo a giudicare o invidiare gli altri?

Un saggio direttore spirituale una volta mi invitò a riflettere su questa storia e a considerare come avrei potuto scoprire ciascuno di questi tre personaggi dentro di me. Nella mia immaturità, volevo vedere me stesso nella figura del padre magnanimo, che guarda sempre oltre le azioni offensive degli altri, che prende l’iniziativa di perdonare e ama tutti. Ma dopo aver vissuto con me per diversi anni, ha potuto vedere che, sebbene fossi attaccato a questa immagine idealizzata di me stesso, in realtà avevo molti punti ciechi. Ha potuto vedere che la mia vena indipendente era spesso egocentrica ed egoista, indifferente all’impatto delle mie azioni sugli altri. Ha potuto anche vedere che a volte avevo un arrogante senso di superiorità e giudicavo duramente i miei fratelli. Fortunatamente, pur avendo queste intuizioni sul mio carattere imperfetto, mi amava nonostante queste imperfezioni e voleva che maturassi nella consapevolezza di me stesso e nella libertà interiore.

Nel riflettere su questa storia, ho iniziato a scoprire in me stesso come le persone di cui ero più critico, o quelle che tendevo a invidiare, fossero come specchi di parti di me stesso che rinnegavo o di cui non ero consapevole. Ho iniziato a vedere come le azioni del figlio minore non fossero poi così diverse dalle mie quando ho lasciato casa per l’università e mi sono allontanato dalla mia famiglia. E ho visto me stesso nel fratello maggiore, che era bloccato nel suo risentimento ed era diventato duro di cuore verso il suo fratellino traviato.

In che modo questo è stato utile? Per cominciare, sono cresciuto nella consapevolezza di questi punti ciechi, questi angoli inconsci di me stesso dove ero fuori dal contatto con la verità di me stesso, e dei modi in cui questa autoidentificazione, lusinghiera per l’ego, con l’eroe della storia poteva essere così problematica per i miei rapporti con gli altri. Ho cominciato a rendermi conto più chiaramente di come i miei giudizi sugli altri fossero spesso radicati in pregiudizi e supposizioni che mi ponevano in disparte e al di sopra degli altri. Anche se in realtà questa dinamica può funzionare anche al contrario, se tendiamo a mettere gli altri prima o sopra noi stessi, sminuendo la nostra autostima e invidiando gli altri per i loro doni.

Questo ha senso per te? Si tratta di dinamiche molto umane, ma richiedono attenzione ai modi sottili in cui la nostra autoconsapevolezza è limitata e ai modi in cui i punti ciechi possono influenzare le nostre percezioni e i nostri giudizi sugli altri. Forse hai avuto la grazia di trovare ognuno di questi personaggi dentro di te?

In questa Quaresima, siamo chiamati a continuare il nostro cammino di conversione, di crescita nella libertà spirituale e di approfondimento della nostra umile dipendenza da Dio. Possiamo procedere con mente, cuore e volontà aperti per rispondere alla chiamata amorevole di Dio a una maggiore maturità nel nostro discepolato di Gesù.

Con voi sulla strada,

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